Siamo sempre nostalgici e così, lo scorso agosto, abbiamo deciso di tornare dove batte il cuore: gli Stati Uniti. Spendiamo tantissime ore all’organizzazione di questo viaggio perché vogliamo farlo on the road, dedicando del tempo alla visita di alcuni dei Parchi Nazionali, e fare tappa in un paio di città che abbiamo tanto amato.
Staremo via tre lunghe settimane e percorreremo 3.000km in macchina lungo tutta la California, il Nevada e l’Arizona. Attraverseremo l’assolato deserto del Mohave, osserveremo viste mozzafiato dal Moro Rock, affronteremo il caldo della Death Valley nell’ora di punta e dormiremo in motel di località sperdute. Poi saliremo su un aereo diretto nella east cost per passeggiare, ancora una volta, nel Greenwich Village.
SAN FRANCISCO
SAUSALITO + TIBURON
Prima di iniziare la traversata che ci richiederà lunghe ore di viaggio, cene improvvisate e poco riposo, trascorriamo alcuni giorni a San Francisco.

Ci abbiamo lasciato il cuore nel Novembre del 2010 e non vedevamo l’ora di tornarci. I grandi palazzi del centro si ergono ombrosi sulla città, mentre la cablecar percorre i saliscendi stradali con lo stesso rumoroso sferragliare di un tempo. Powell Street è ricca di attività e, uscendo dalla metro, i bei ricordi riaffiorano alla mente: l’aria salmastra, il via vai cittadino e quello sfocato sentore che rimane dei libertini anni ’70. In testa risuona la melodia di Scott Mckenzie, l’abbiamo ascoltata mille volte dopo quel viaggio.

Tutto è come lo avevamo lasciato e passeggiare nuovamente per queste strade ci riempie di gioia. Ricordiamo ancora delle vie per raggiungere alcuni luoghi e così iniziamo da lì, percorrendo rapidamente il viale dei ricordi. Ci perdiamo tra le strade di China Town e i suoi negozietti sgangherati, salutiamo dal basso la splendida Pyramid Tower e ci rifugiamo al Ferry Building per osservare da lontano l’isola di Alcatraz. Il sole tiepido inizia la sua discesa, il vento si alza nebbioso e fresco e i gabbiani svolazzano in cerca di cibo in lungo e in largo della baia.
Benché non riusciremo a visitare Alcatraz neanche questa volta (poiché è necessario prenotare in anticipo e noi lo abbiamo scordato), possiamo goderci lo spettacolo messo in scena dai leoni marini che, tra un sonnellino in riva all’acqua e un rumoroso vocalizzo, si dedicano a divertenti litigi. Il Fisherman Wharf si è animato incredibilmente negli ultimi anni, i negozi sono fioriti insieme a numerosi ristoranti ed è luogo di un dinamico via-vai. Per quanto temiamo di sembrare dei turisti medi, riteniamo che Ghirardelli sia un’altra tappa d’obbligo, quindi assaggiamo i deliziosi cioccolatini prima di riposarci in riva all’oceano per respirare l’aria fresca di fine giornata.

La mattina ci sveglia un tall americano di Starbucks. Passeggiamo dal nostro hotel a Powell Street e ci mettiamo in fila per la cablecar che ci permetterà di raggiungere North Beach. Trascorrendo pochi giorni in città abbiamo deciso di fare il costoso City-Pass – che include i mezzi – per muoverci con maggiore comodità e goderci i sali-scendi dalle ripide strade di San Francisco. Da una coda passiamo all’altra per scattare qualche strategica foto alla sinuosa Lombard Street e saliamo i suoi numerosi scalini per goderci la vista dall’alto. Intanto il cielo si riempie di grandi nuvoli grigi. Ma lo sappiamo, a San Francisco, il sole fa capolino facilmente e in un batter d’occhio sembra nuovamente un calda mattinata di primavera.

Arriviamo ai piedi dell’imponente Grace Cathedral che si arrampica su Nob Hill. Essa è simile alla famosa Cattedrale di Notre Dame e al suo interno custodisce l’ultima opera di Keith Haring, dedicata all’amore universale. Il tempo scorre in fretta e non vogliamo rinunciare a niente (o quasi) quindi ci rimettiamo in cammino e, raggiunta Alamo Square, ci sediamo sull’assolata collinetta per ammirare le splendide Painted Ladies che si stagliano colorate su una vista mozzafiato. Dedichiamo il tempo necessario anche all’universo Queer passeggiando per il delizioso quartiere di Castro, le sue strade conservano ancora quell’atmosfera libera che le hanno rese famose, non è infatti insolito avvistare qualche nudista che gira nella piazza principale. Tra Castro e Mission facciamo un pit-stop di ricarica e ordiniamo classica pizza da Delfina, buona come l’originale ma costosa come un piatto stellato. Nella lista di cose da ri-fare c’è ovviamente anche lo SFMOMA, il luogo perfetto per fare incetta d’arte.
E’ arrivato il momento di ritirare il nostro SUV rosso borgogna da AVIS. Le ultime ore in città le trascorriamo visitando lo splendido Palace of Fine Arts – immerso nel verde di un laghetto frequentato da anatre e cigni, facendo un salto al Golden Gate Park per mirare da fuori lo splendido lavoro di Renzo Piano e mangiando pietanze cali-messicane contemporanee seduti ad un tavolo del super-trendy NOPA.

Nonostante i nostri due tentativi di avvistare il Golden Gate tra le fitte nubi che lo nascondono, con rammarico ci decidiamo ad abbandonare la ventosa San Fran per iniziare il nostro viaggio itinerante. Per fortuna che qualche hanno prima lo avevamo visto e fotografato in tutto il suo splendore! Attraversiamo il ponte rosso scintillante e così lo intravediamo, ci lasciamo i nuvoloni alle spalle e il sole ricomincia a splendere sulla strada per Sausalito.
15 minuti più tardi, siamo già a Sausalito. Una piccola cittadina della contea di Marin che si affaccia sul lato opposto del Golden Gate. La sua peculiarità sono le casette galleggianti e l’atmosfera tranquilla. Trascorriamo qui solo il tempo di una passeggiata per assaporare tutta la placida serenità che si respira. La casette galleggiano indisturbate osservando l’oceano, i giovani sono riuniti a mangiare pizza in uno dei ristoranti con vista mare e un’ampia strada principale si dipana lungo la costa della cittadina. Nei giorni fortunati e senza troppa nebbia si può osservare il ponte rosso da un’altra prospettiva.


Rimontiamo in sella per altri 15 minuti di strada e approdiamo a Tiburon. Tiburon è una piccola cittadina nata in funzione dell’attività ferroviaria intorno alla fine del 1800, ma non è così diversa da Sausalito. Essa è raccolta intorno all’oceano e sembra la tipica zona di villeggiatura all’Americana. Gli hotel e le case dall’architettura moderna si affacciano sulla baia e il piccolo centro abitato è costituito di pochi negozi e qualche ristorante. Un matrimonio ha raccolto un mucchio di gente nel ristorante con la miglior vista, qualche pescatore si diletta in riva all’oceano mentre il sole scende lento insieme alla temperatura.
Conclusa la giornata ci attendono solo 2 ore per approdare a Modesto, una cittadina composta prevalentemente da un grande centro commerciale e poco altro. Il cielo estivo si tinge dei toni del viola e poi del blu scuro, poche luci sono visibili al buio della notte Americana. Arriviamo a tarda sera e oltre noi e il motel, ci sono solo le rumorose rotaie dell’Amtrak, un benzinaio illuminato a giorno e il Mall che ci attende per la prima delle nostre cene improvvisate.
Ci fermeremo qui solo una notte per ricaricare l’energie e partire alla volta dello Yosemite National Park il giorno successivo.
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