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Turchia | ISTANBUL

Gli altissimi minareti delle moschee troneggiano dalle colline della città puntando dritti al cielo, la preghiera echeggia da una cima all’altra mentre il suono riverbera tra i vicoli. Le strade sono affollate da un travolgente via vai di auto e persone, mentre l’odore di spezie riempie l’aria ancora calda di un tardo pomeriggio di fine ottobre a Istanbul.

Il piccolo hotel che abbiamo scelto è situato nel cuore della città vecchia, Sultanhamet. È carino e confortevole, a pochi passi dalla piazza che ospita la Moschea Blu e l’ex chiesa di Santa Sofia. Solo il mattino seguente al nostro arrivo scopriamo che dal piccolo terrazzo sul tetto si osservano le acque del Bosforo e la Moschea blu in tutto il loro splendore.  

I due luoghi di culto, divisi dalle palme e da giardini ben curati, rappresentano la storia antica e quella contemporanea di Istanbul, qui si riuniscono i fedeli per pregare e i turisti per catturare almeno un po’ di questa atmosfera mutata nel corso dei secoli, ancora magica.

Dietro Santa Sofia sorge l’elegantissimo Palazzo Topkapi, residenza dei sultani ottomani e meraviglioso luogo leggendario dove è conservato ancora lo sfarzo di un tempo tra porcellane cinesi, hammam, giardini, maioliche e una vista sul Mar di Marmara. Dai cortili interni al palazzo è possibile osservare il mare e la parte asiatica della città, dove grattacieli e minareti si sfidano a toccare il cielo.

Passeggiando nell’arteria principale della vecchia Costantinopoli, Divan Yolu -strada percorsa da una tranvia che collega i due lati europei della città – ci lasciamo alle spalle ristoranti, negozi e alcuni palazzi fatiscenti per raggiungere il Gran Bazar.  Tra botteghe di prodotti artigianali e un’infinità di bancarelle che vendono design di lusso contraffatto, ci perdiamo ammaliati e sorpresi. I venditori cercano di convincere i passanti tra una chiacchiera, qualche lusinga e un battaglia all’ultimo prezzo. Il brusio si espande da un corridoio all’altro. 

Per cena scegliamo di mangiare turco e ci fermiamo da Tarihi Sultanahmet Koftecisi che dal 1920 serve carne, riso, insalata, peperoni e zuppa alla turca. Squisito!

Sulle rotaie della tranvia ci spostiamo nel quartiere della Torre di Galata, non distante da qui c’è una lunga via dello shopping a buon prezzo. Il vecchio treno la percorre avanti e indietro notte e dì, mentre fervono i preparativi per festeggiare i 99 anni della Repubblica Turca e i locals si godono il dinamico trambusto.

Da giorni, infatti, stendardi e palloncini rossi ravvivano l’atmosfera festosa che si respira in città. Allontanandosi dal quartiere di Galata ce ne é un altro in evoluzione, non distante dal Museo Istanbul Modern sorge l’aria di Galataport – una carrellata di opzioni ludiche che costeggiano il porto insieme a grandi navi turistiche. Qui sono situati ristoranti, negozi e boutique ed è in questa zona della città che troveremo spesso rifugio per banchetti dal gusto internazionale. 

A colpirci più del Grand Bazar è certamente il Bazar delle Spezie nel distretto di Fatih. Contornato da moschee e caos cittadino, l’antico emporio delle spezie e delle erbe aromatiche è perfetto per percepire l’odore inebriante dei sapori locali. Noi passeggiamo attraversando le alte volte affrescate del mercato tra le montagne di spezie e leccornie colorate. Intanto fuori l’odore di Samit – tipico anello di pane con semi di sesamo – appena sfornato, inebria l’aria fresca.

Non c’è solo la metro di superficie per raggiungere l’altro lato della città, il ponte di Galata infatti è gremito di passanti e pescatori che osservano il Bosforo e i meravigliosi minareti che cambiano colore con il passare delle ore.

Prendiamo il traghetto per raggiungere la sponda asiatica e visitare la città nuova piena di negozi e ristoranti che, però, non ci ammalia troppo. Ad aspettarci troviamo quartieri moderni e in continua evoluzione. Avvistiamo la Torre di Leandro e passeggiamo lungo mare, attraversiamo il quartiere Kadikoy e i suoi negozi, prima di tornare in città con la metro di superficie. I gabbiani solcano il cielo mentre diventa sera e la luce della luna illumina le moschee. 

Il penultimo giorno, prima di partire alla scoperta di un nuovo quartiere, ci fermiamo alle Tombe Sultan Ahmet situate a fianco della Moschea Blu. Le sontuose tombe sono organizzate con schema elegante e meticoloso.

Poi andiamo in direzione del quartiere di Ortakoy ci fermiamo all’enorme parco di Yildiz dove i locali trascorrono le domeniche soleggiate come questa. Raggiunta la chiesa di Büyük Mecidiye Cami – elegante moschea che unisce lo stile architettonico barocco ottomano a quello neoclassico europeo – scattiamo alcune foto per ricordarla in tutta la sua bellezza mentre placida guarda il mare davanti a sé. Ci perdiamo tra le stradine ancora un po’ sornione per trovare altri prodotti contraffatti. Che novità?!

Nella moltitudine di moschee intraviste o visitate, ormai facciamo fatica a differenziarle. La certezza è che sono tutte splendide e all’interno si respira una vera aria di profonda sacralità.

Per le strade caotiche e affollate del centro l’atmosfera si tinge dei colori caldi e vivaci di una metropoli mediorientale. Il vecchio porto al tramonto è incantato e conserva in sé storia, folklore e usanze che assomigliano un po’ anche alle nostre.  Scattiamo foto per immortalare la bellezza della città con i colori caldi di fine pomeriggio.  

Sul far della sera visitiamo la vecchia Stazione dei treni di Sirkeci, dalla quale partiva l’Orient Express. Tutto appare calmo e ha un aspetto di altri tempi.

L’ultima mattina visitiamo la Cisterna Basilica, l’antico acquedotto della città con le sue gallerie illuminate e facciamo gli ultimi passi costeggiando i negozi di porcellane e tappeti. Con noi porteremo la vista sul Bosforo, l’emozione nel guardare i minareti svettare verso il cielo e gli odori speziati di questa magica città.

Scocca l’ora e, a bordo di un taxi, sfrecciamo per le strade intasate di Istanbul diretti all’aeroporto per tornare a casa.

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