CARRIE WITHIN
Stephen King ne scrisse un libro, Brian De Palma ne curò l’adattamento cinematografico ed oggi io ho interpretato niente di meno che la temeraria, Carrie.
Il giorno Prima.
Mancavano poche ore alla prima esposizione alla quale da tempo anelavo e dopo aver perso tracce del mediocre organizzatore che ci aveva già guidato nel viaggio alla scoperta della cruda realtà Cubana, mi ero un po’ rassegnato all’idea di ottenere un risultato che avrebbe fatto decollare il mio FASHIONISMO.
22.00 Riceviamo finalmente segni di vita dal latitante e ripeto – mediocre- organizzatore dell’esposizione che ci comunica ora, indirizzo ed inutili informazioni sul come e quando del fatidico giorno – che poi non rispetterà.
Il giorno seguente
10.30 quello che, qualche ora dopo, avrei ribattezzato bonza palla di lardo. Non si è presentato all’appuntamento e al suo posto c’era un anziano signore molto disponibile che ha cercato di aiutarmi per quanto gli fosse possibile. Io, basito nel trovare solo due pannelli al posto dei 15 promessi, ho storto il naso e con stizzita ilarità e la musica del mio I-Pod negli orecchi, ho ben deciso di non perdermi d’animo ulteriormente, smuovermi e non esitare ancora davanti a quei miseri pannelli.
12.30 esattamente 2 ore, 30 foto e un centinaio di strappi allo scotch dopo, avevo finito di attaccare le fotografie, che diversamente da quanto avremmo voluto, risultavano enormemente ammucchiate in uno spazio evidentemente piccolo. Avevo ripetutamente mosso le foto da un posto all’altro per trovare una soluzione appropriata ed avevo inevitabilmente attaccato i cartellini Politicamente Scorretti che titolavano le foto più o meno così “Paris Hilton & The Olsen Twins wear Dolce & Gabbana”. Fiero ho abbandonato il comune.
12.45 Dopo aver camminato a passo spedito per poter raccontare ai miei che la mostra si era ridotta a soli due pannelli – arrivato a casa, ricevo la telefonata del mio fantomatico – per l’occasione – amico & co-artist Daniele, che era a lavoro e mi annuncia con epiteti poco gradevoli che i pannelli promessi si sono miracolosamente materializzati.
12.50 Sdegnato da tale puerile – ma scontato – comportamento, chiamo il mio caro organizzatore dimmerda e gli chiedo come mai non ha rispettato gli orari e lui con fare bonzeggiante e squallido, mente, nella speranza che io rimanga in silenzio come ho fatto tutte le altre volte in cui con il suo culo chiatto, le sue gambe ad x e l’espressione inebetita dondolandosi accampava qualche scusa. Inviperito come Wynona Ryder alla premiazione degli Oscar quando Angiolina Jolie le rubò l’Awards per RAGAZZE INTERROTTE, ho nettamente smorzato le sue fandonie stronzeggianti, confessandogli aspramente che mi sembrava mediocre ed irresponsabile questo tipo di comportamento. Noncurante mi invita a tornare al comune e spostare le foto in modo più presentabile.
12.55 Ho percorso con passo felpato lo spazio che divideva la terrazza dalla cucina, come se per il giorno del ballo scolastico – nel quale io sarei stato improbabilmente incoronato come reginetta – e subito dopo avessi ricevuto una secchiata di sangue di maiale e le risa dei miei potenti ex-compagni di viaggio rombassero nelle mie orecchie.
Estenuato dall’irriverente presa di posizione del bambinesco “io ho i soldi ed io comando”, ho sciorinato alcune delle più truculente e succose parolacce che avevo collezionato e accluso con cura al mio vocabolario “TRECCAZZI” ed ho invaso la casa con una nefasta esplosione di verità taciute fino ad ora. Mentre io continuavo a sproloquiare senza ritegno e la mia pelle scottava e veniva percorsa dagli spinosi gambi di una rosa, i miei mi imploravano di abbassare la voce ed allora si che io, munito di quanto più rancore potesse contenere il mio corpo, ho indietreggiato ed ho cominciato a gridare a voce più alta.
13.15 il sangue pulsava forte nelle vene ma ormai avevo rivelato a gran parte del palazzo – dato i muri di casa simil-japanese style – ciò che pensavo della mia insopportabile vicina – ribattezzata ironicamente durante il viaggio, M.Next Door, per la sua capacità di apparire quanto più normale per poi rivelarsi un vero soggetto da evitare, ciò che pensavo del sopraccitato bonzeggiante mostro decerebrato disorganizzatore di eventi e di tutto quel marasma di gente dimmerda che li contornava.
13.30 In pochi minuti mi ero ritrovato esausto e seduto a tavola. Spossato per l’intensa energia critica che avevo utilizzato per costruire frasi – completamente composte da parole scurrili – e rigorosamente di senso compiuto ho mangiato qualcosa che avevo nel piatto e niente più.
16.30 Qualcuno dei miei cari amici e parenti mi aspettava all’entrata del comune. Qualcuno è arrivato più tardi ma tutti insieme e di comune accordo abbiam deciso di risistemare tutto, adesso che i pannelli erano presenti. Nessuno dei miei NEVER AGAIN compagni di viaggio si è presentato, sicuramente dopo aver sentito la versione dell’impicciona della porta accanto, hanno deciso che fosse meglio evitare di presentarsi o forse già pianificano un attacco bellico a casa mia.
Poco importava.
19.00 Tutti insieme avevamo terminato di risistemare le nostre piccole opere d’arte per la prima volta esposte fuori dalle nostre stanze e dai nostri pensieri – come un’unica grande famiglia avevamo reso migliore questo giorno rovinato dall’incapacità di organizzare di chi è nato con il posto di lavoro sotto il culo. Impegnati in una Live Performance – abbiamo coinvolto tutti nella re-styling dell’esposizione.
Quindi ringrazio Dio per avermi dato la vita, in questo ennesimo giorno in cui ho dubitato di Lui. Ringrazio la mamma, il babbo e la Vero&Jules che erano con me. Ringrazio Dani, Lilly e Vincenzo che erano con me con il pensiero. Ringrazio la mia cugina Cinzia che ho imparato ad amare non troppo tempo fa e il suo cortese amico Steno per aver partecipato. Ringrazio le mie ritrovate cugine Laura e Novella ( e il Suo ragazzo) per esser state così gentili da aiutarmi e venire a vedere questi preziosi scatti. Grazie a Marty & mamy per esser stata la numero uno. Grazie ad Alice per essersi data –come sempre- daffare. Grazie all’adorabile Baby per esser passata!!!! Grazie a Dani perché abbiamo trovato il modo di collidere i nostri diversi modi di fare arte. Grazie a Ste,Manu,Angy & Giu per esserci stati. Grazie a Giuseppe per aver lavorato anche di Sabato e a Serenella per esserci stata. Grazie a tutti quelli che ci sarebbero stati. Grazie a me per essere sempre così irrimediabilmente ALTERNATIVE FASHIONISTA!