Il nostro Greyhound ha un ritardo di un paio d’ore e così saremo a New York nel tardo pomeriggio. L’attesa è lunghissima e, saliti sul bus, crolliamo in un letargo profondo fino all’arrivo in città. Quattro ore più tardi.
Il cielo è grigio e il clima afoso. Tipico di un giorno di inizio Settembre nella città che non dorme mai. La stanza del nostro hotel, situato nei dintorni di Central Park West, è piccola e rinnovata ma conserva gli scricchiolii del legno e la tipica decadenza newyorkese.
Prima tappa Time Square, per quanto non sia il nostro luogo preferito, è sempre suggestiva e, soprattutto, vogliamo acquistare i biglietti per Frozen – The Musical, che guarderemo il giorno seguente estasiati e con lo stesso entusiasmo di due bambine in età pre-scolare. Nonostante la calura riusciamo a sorseggiare un delizioso Pumpkin Spice Latte e a passeggiare a testa in su per osservare la miriade di luci.
La mattina facciamo colazione da Starbucks. Il nostro quartiere è sornione e gli unici rumori che sentiamo sono lo sfrecciare dei taxi, i passeggini che ruotano sul marciapiede e gli uccellini che cinguettano. Il caos del centro è distante e il suono si disperde tra le cime degli alberi di Central Park.
Saltiamo da una parte all’altra della città e così passeggiamo per Prince Street, entriamo ed usciamo dai negozi, facciamo un Brunch a SoHo e ci godiamo il relax pomeridiano al parco di Washington Sq. Nel tardo pomeriggio ci spingiamo fino al Greenwich Village per scovare la celebre scalinata di Sex&TheCity in Perry Street. Scattata una foto all’appartamento di Carrie Bradshaw, torniamo nel cuore di Manhattan per cena. Ci sediamo ai tavolini illuminati da romantiche lampadine al Madison Square Park, a pochi passi dal Flatiron building, per gustare un buonissimo burger da Shake Shack.


La domenica mattina prendiamo una metro diretta al Meatpacking District per vedere, finalmente, la High Line il nuovo giardino pensile di New York attraversato dalle vecchie rotaie della sopraelevata. Così tra gli eleganti palazzi si apre un passaggio lungo 2 km che attraversa tutta lower Manhattan. Alberi, piante, grattacieli e alcuni scorci imperdibili. Scorgiamo il futuristico “scheletro” del The Vessel, il nuovo progetto architettonico di riqualificazione della zona: un perfetto mix tra una navicella proiettata nello spazio, un grattacielo e l’alveare dell’ape regina.
Sulla metro F diretta a Williamsburg incontriamo Fabio Volo,nel dubbio gli chiedo se è davvero lui, e lui cortesemente finisce per farsi quattro chiacchiere con noi dispensandoci alcuni consigli sul quartiere più popolare degli ultimi anni.
Ci mettiamo qualche minuto per individuare il centro nevralgico e poi, eccolo lì, un insieme di negozi trendy, qualche catena e una serie di bar e ristoranti pieni di locals ed entusiasti. Ci mettiamo in coda, come al solito, per ordinare due healthy bowls da Sunday In Brooklyn poi girelliamo in lungo e in largo per approdare al Domino Park, il posto perfetto per ammirare il cuore della grande mela in tutto il suo splendore.
Specialmente quando dietro ai grattacieli si staglia uno splendido tramonto.


Il tempo scorre in fretta e così dobbiamo scegliere se tornare al MOMA, se ripercorrere la vorticosa salita del Guggenheim, rifare un salto al New Museum o se incastrare la visita al MET, solo per vedere “Heavenly Bodies“, una raccolta sorprendente di moda ispirata al tema della religione. L’ultima opzione vince e ovviamente ne usciamo estasiati.
L’ultima mattina prima della partenza attraversiamo il ponte di Brooklyn come turisti per raggiungere Dumbo e, come fanno tutti i veri Instagramer, immortalare la classica vista del ponte da Washington Street. Poi Ground Zero e il suo nuovo centro commerciale con la struttura di un enorme balena, Little Italy e pranzo a NoHo da Sweet Green. Passeggiamo ancora un pò prima di arrivare al nostro Hotel, ritirare i bagagli e salire su un taxi diretto al JFK.
Inverno 2004, Primavera 2007, Autunno 2010 ed Estate 2018. La mia quarta volta a New York e non stancarmi mai di lei. Pochi giorni, un bel po’ di caldo, ma lo stesso entusiasmo. Il nostro cuore rimane lì, incastrato tra la punta acuminata del Chrysler Building e le eleganti viuzzole del Greenwich Village, dove tutto continua a scorrere terribilmente in fretta ma, sempre, in maniera incredibilmente meravigliosa.
Arrivederci New York.