Approdato alla vecchia vita ma nella nuova casa mi sento quasi un viaggiatore secolare che si è fatto il giro del mondo in ottanta secondi, veloce, diretto e senza fermate improvvise o programmate. Non appena sistemo l’ultimo scatolone rimasto però, sento la mancanza di quella dimensione Parigina e solo nostra, creata insieme a Gio.
PARIS
DAY ONE – La partenza è fissata a pochi giorni dal mio compleanno e il desiderio di staccare è incontenibile. Dopo una lunga attesa per un ritardo aeroportuale partiamo alla volta di Parigi a bordo del solito economico RyanAir, un altro giro e un nuovo incrocio di dita. Finalmente, a tarda sera, scoviamo il nostro Best Western. Non siamo lontani dall’Operà e da Boulevard Haussman che si estende fino alle Galerie LaFayette. Intorno a noi numerosi ristoranti. Posate le valigie in una camera discreta, gelida ma accogliente racimoliamo le forze e ci trasciniamo fuori per mangiare un McDonald lungo la strada.
DAY TWO – Non riesco a trattenere l’entusiasmo. Sono le 7.45 am e sono sveglio a Parigi, se guardo dalla finestra non ho la vista di Carrie ma molto di più, osservo Gio che mi dorme accanto col solito faccino da mocciosetto e voglio svegliarlo. Doccia, re-styling e siamo per strada come due signorine bene. Ci guardiamo intorno, scrutiamo il look essential-sciatto francese e quello conservatore e di gran classe dei più attempati, prendiamo un capuccino Starbucks a portar via e ci dirigiamo verso la prima tappa: Notre Dame, che già di prima mattina è affollata da turisti come noi.
Un passo tira l’altro e ci ritroviamo al Centro Pompidou. Arte moderna in uno spazio grande e colorato che butta un’occhio dall’alto verso l’intera città. Baguette per pranzo e queer-life per dessert nel Marais, zona gay di Parigi con un fascino un po’ trasandato. Tra la chiesa di “St.Eustache” e i “Jardin de Luxemburg” dove ci godiamo l’atomosfera estiva prima che inizi a piovigginare.
Cambiamo gli abiti bagnati. Mangiamo da Asian Follies ad alto contenuto spicy e ci ripariamo dalla pioggia al Virgin MegaStore. Gio mi regala un Munny da customizzare ed io ci regalo il nostro “primo soundtrack” Joss Stone.
DAY THREE – Coccole e colazione a letto, sembrano la sveglia da sogno. Più tardi siamo diretti verso Les Invalides per un tuffo nel passato, tra armature e armamenti bellici e una lezione di storia del mio piccolo intellettuale preferito, poi svoltiamo per la Torre Eiffel e ci ritroviamo sugli Champs Elyses dove tra Luis Vuitton e Gucci scoviamo l’ennesimo McDonald dove mangiare low-cost.
Per cena rimaniamo in camera con panini stantii che ci fanno rimpiangere “Lafayette Gourmet” e i suoi eleganti scaffali patinati come modelle sulle pagine di Vogue. Il nostro amore cura le ferite dei pranzi economici e dello shopping fallimentare.
DAY FOUR – Mangiamo croissant in una Brasserie non lontano dall’Hotel. Una volta sul metrò ci dirigiamo al Museo D’Orsay dove ci perdiamo tra sculture e quadri. Giriamo in cerca del quartiere Latino ma poi optiamo per raggiungere Montmatre dal quale si può osservare la città dall’alto. Oltre alla splendida vista vediamo un gruppo di nubi nere, infatti, appena raggiunta la cima arriva il diluvio e così strisciamo il nostro Pass Navigo per salire sulla funivia. Pioggia e cappuccino da Starbucks sono essenziali prima di adentrarci al Louvre durante la speciale apertura estiva in notturna.
Intanto impariamo a sentirci liberi e quando capita ci concediamo qualche effusione pubblica. Nuovamente sul metro, ci stringiamo la mano e una ragazza ci guarda, ci osserva e non appena incontra il nostro sguardo ci sorride compiaciuta. Siamo perfetti.
Stasera Pizza Hut e poi un giro nei dintorni dell’Hotel. Nonostante la stanchezza, un altro giorno perfetto insieme a Gio a Parigi.
DAY FIVE – La mattina seguente siamo in strada verso St.Germain, il Quartiere Latino dove affluendo dal Marais su Rue De Rivoli troviamo lo shopping a basso costo che stavamo cercando e ci perdiamo tra i negozi affolati del sabato pomeriggio.
Ci perdiamo a St.Honerè tra i negozi di Ralph Lauren, Krizia, Gucci e poi chiediamo indicazioni ad una giovane ben vestita diretta nello stesso posto. Dopo averne parlato tanto, ci sediamo da Fauchon, una delle pasticcerie gourmet dove è possibile degustare sfiziosi ed eleganti dolcetti da 7 euro caduno. E’ tutto rosa e nero, selezioniamo i dolcetti e li consumiamo ad un tavolino rosa shocking sulla strada mentre il sole tramonta sulla città. Ed é tutto così francese!
Sbancato il borsello torniamo in Hotel e ci prepriamo per il giro tutistico sul Batoubus, una romantica incursione notturna sulla Senna con una spettacolare vista sull’architettura parigini illuminata per la sera. La temperatura ancora mite ci far venir voglia di qualche scatto per strada e delle solite quattro chiacchere sulla vita e anche tutto il resto.
DAY SIX – Mi sveglio ridendo. Gio mi fa ridere e mi fa star bene. Mi accorgo di amarlo sempre di più.
La domenica mattina Parigi sembra deserta. I rumori sono muti, la città avvolta nell’ovatta. Il sole illumina le strade vuote e noi ci dirigiamo innamorati verso i Jardin Du Luxemburg per un pranzo rilassante. Prendiamo posto ai tavoli di una boulangerie all’ombra della pineta, accanto a qualche anziano signore che mangia e legge un vecchio libro, universitari in pausa dallo studio e famiglie intente a godersi il momento. Ordiniamo baguette ed una ricca insalata da dividere, mentre non lontano da noi una band suona musica folk.
E’ tutto perfetto e tutto così romantico. Passeggiamo nel parco assolato e affollato. Sono felice. Saliti sulla metrò diretta nel Marais in cerca di un piccolo museo, scopriamo che la domenica è il giorno giusto per girellare tra le strade arcobaleno super-affollate di gente e di bei negozi.
Facciamo shopping come due signorine. Poi cena, due passi e un mucchio di risate prima di addormentarci abbracciati come ogni notte di questo primo viaggio insieme.
Il giorno seguente partiamo nuovamente alla volta di Firenze. Abbandoniamo la fumosa Parigi ricca di storia, fascino e ricordi, tra pozzanghere d’acqua piovana, metrò affollati e bistrot della Belle Epoque.
Arrivati a casa sento che già mi manca. Mi manca lui e la nostra quotidianità. Mi mancano i bisticci e le risate, i giri in metropolitana e quella tranquillità scoperta a Parigi, in un viaggio indimenticabile che suona dolce tra i ricordi come le note malinconiche de La Vie en Rose. Finalmente la mia. La nostra.
A Valentina piace questo elemento :))))
oooh Mik….mi viene da piangere…siete bellissimi!!!!!!!!E poi DEVO e VOGLIO conoscere Gio!!!!!un mega-kiss
Guarda, dirò un cosa che mai avrei pensato potessi riuscire a pensare.Questo post è così adorabile e propositivo, che mi da lo sprone per non perdere le speranze.Perchè l\’amore, la tenerezza, esistono e tu ce ne regali un po\’ attraverso i tuoi racconti.Ti abbraccio.LoveVì